Nei giorni in cui si celebra  l'anniversario della dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, ci si trova a fare i conti, in questa terra di frontiera, con la costante ed impunita violazione degli stessi pur inviolabili diritti. A Ventimiglia 250 profughi, per la maggior parte (l'81%) provenienti dal Sudan e per metà minori non accompagnati (vale a dire soli), sono costretti a dormire lungo il fiume, in mezzo ai rifiuti, alle intemperie e ai predatori, spesso bipedi e dunque più pericolosi e perversi.

Succede anche a noi. ci disperiamo, rovistiamo ovunque: nei fondi delle tasche o dei cassetti, ci accusiamo reciprocamente di distrazione o poca cura, ci arrabattiamo per uffici, apparentemente pazienti in coda ma platealmente in fibrillazione allo sportello a pietire quel pezzo di carta, quel certificato, quell'attestato che abbiamo perduto e che qualche perverso puntiglioso burocrate ha stabilito, magari per legge o con qualche maligna circolare, essere essenziale per farci accedere a un concorso, ridurre una multa, ottenere benefici o semplicemente far valere diritti.

Quest'anno, più ancora degli anni precedenti, la pubblicazione del Dossier statistico immigrazione del Centro studi e ricerche Idos - presentato in contemporanea in tutte le regioni italiane il 16 ottobre scorso - era necessaria ed urgente è la sua lettura.

Una narrazione in numeri e parole, frutto di analisi approfondite e di studi rigorosi che ci costringe a guardare i movimenti migratori non più come un'emergenza, ma come un fenomeno naturale e ormai cronicizzato. La vera emergenza sono, e restano, le tante evitabili morti.

E' certamente un problema di linguaggio, ma anche di naturale, primitiva, umanissima, paura e, ovviamente, di pessima politica.

Il razzismo si nutre anche e soprattutto di questi fattori. Ma non solo. Anche di disagio, solitudine, disinformazione e indifferenza.

A Multedo, in questi giorni, lo si sta capendo bene, mentre ci si trova, forse per la prima volta in un quartiere delle nostra Genova operaia e solidale, a dover fare i conti con un “manipolo” di cittadini, spero non completamente e di certo non dichiaratamente, razzisti, che si oppongono scompostamente all'accoglienza di una dozzina di richiedenti asilo.

Avrebbero dovuto esserci anche loro nello splendido Teatro dell'Arca all'interno della casa circondariale di Marassi, ad assistere alla presentazione del libro di Luigi Manconi e Federica Resta "Non sono razzista ma. La xenofobia degli italiani e gli imprenditori della paura"

Forse, se gli xenofobi di Multedo si fossero trovati in questa eterogenea ed attentissima platea, composta da poliziotti penitenziari, giornalisti, pensionati, insegnanti, educatori, psicologi, studenti, avvocati, detenuti, magistrati e "personalità" cittadine, superato lo stupore iniziale, avrebbero potuto, in qualche modo, trovare un conforto al loro smarrimento e alla loro solitudine.

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