Sono 117, a volerli ridurre a numeri, i reclusi dell'hot spot di Lampedusa. Erano una quarantina di più il giorno prima, ma era un lunedì e, come tutti i lunedì — e i giovedi — qualche decina di loro ( presi a caso) sono stati condotti sul volo per Palermo per poi essere rimpatriati. Il secondo aeromobile però questa volta non è decollato a causa di un provvidenziale guasto tecnico ed il suo umano carico è rimasto incredulo e felice a terra. Miracolosamente libero.

Nei giorni in cui si celebra  l'anniversario della dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, ci si trova a fare i conti, in questa terra di frontiera, con la costante ed impunita violazione degli stessi pur inviolabili diritti. A Ventimiglia 250 profughi, per la maggior parte (l'81%) provenienti dal Sudan e per metà minori non accompagnati (vale a dire soli), sono costretti a dormire lungo il fiume, in mezzo ai rifiuti, alle intemperie e ai predatori, spesso bipedi e dunque più pericolosi e perversi.

Succede anche a noi. ci disperiamo, rovistiamo ovunque: nei fondi delle tasche o dei cassetti, ci accusiamo reciprocamente di distrazione o poca cura, ci arrabattiamo per uffici, apparentemente pazienti in coda ma platealmente in fibrillazione allo sportello a pietire quel pezzo di carta, quel certificato, quell'attestato che abbiamo perduto e che qualche perverso puntiglioso burocrate ha stabilito, magari per legge o con qualche maligna circolare, essere essenziale per farci accedere a un concorso, ridurre una multa, ottenere benefici o semplicemente far valere diritti.

Quest'anno, più ancora degli anni precedenti, la pubblicazione del Dossier statistico immigrazione del Centro studi e ricerche Idos - presentato in contemporanea in tutte le regioni italiane il 16 ottobre scorso - era necessaria ed urgente è la sua lettura.

Una narrazione in numeri e parole, frutto di analisi approfondite e di studi rigorosi che ci costringe a guardare i movimenti migratori non più come un'emergenza, ma come un fenomeno naturale e ormai cronicizzato. La vera emergenza sono, e restano, le tante evitabili morti.

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