Una settimana fortunata

Sarebbe stata per certi versi una settimana fortunata. E' capitato infatti nei giorni scorsi, per una combinazione di buone stelle, di vedere i frutti di lunghe fatiche collettive e di preghiere più o meno laiche, ma decisamente efficaci e tempestive abbastanza per evitare, qualche volta, che le sventure iniziali degenerassero in danni irreparabili. 
Per chi si occupa, in qualsiasi forma, di violazioni di diritti umani la riparazione dei torti è fortuna rara e comunque spesso non completa: quasi sempre è inevitabile che le vittime non ne escano comunque indenni.


Chi ha subito un'ingiustizia, anche se breve o disinnescata quasi nell'immediatezza, ne subisce comunque delle conseguenze, delle ferite quantomeno nella fiducia, ovvero in quello che i giuristi chiamano il principio di affidamento.
Chi vive, anche solo di passaggio, in uno stato di diritto, da per scontati alcuni principi costituzionali che dovrebbero garantire l'intangibilità oltre che del proprio corpo anche dei diritti e delle libertà fondamentali. Quando capita, per sventura o per umana cattiveria, a volte manipolata ad arte da politiche e politici intimamente antidemocratici, di vedere calpestati i propri diritti, l'offesa non cessa completamente con la riparazione ma conserva lo sbigottimento e direi il dolore di non sentirsi più sicuri. Neppure qui nella civilissima Repubblica italiana. Chi ha visto o ha subito forme di abuso (senza necessariamente toccare i picchi delle mostruosità del G8 genovese), chi quotidianamente assiste in mare o in terra i profughi, chi offre in varie forme solidarietà a stranieri, donne maltrattate, persone senza dimora, minori soli, disabili ed altre creature vulnerabili e vulnerate, conosce la malattia provocata dall'abuso, dalla discriminazione, dall'ingiustizia.
Questa sembrava essere stata una settimana miracolosamente lieta: si sono raccolti i frutti di diversi lavori di squadra e si è potuto dare qualche buona notizia a delle vittime e vederne così i volti, normalmente contratti, distendersi in sorrisi grati e increduli. E' una delle gioie più grandi che la professione di avvocato riserva: poter dire ai propri assistiti che un giudice o la pubblica amministrazione ne ha riconosciuto le ragioni e ristabilito i diritti. Comunicare a cittadini stranieri ai quali è stato illegittimamente negato il diritto al soggiorno, oppure a cittadini italiani solidali colpiti irragionevolmente da fogli di via da vari comuni, che possono continuare a esercitare i loro diritti compreso quello di restare e muoversi tranquillamente nelle nostre città, è un privilegio che ripaga di molte amarezze. 
Sembrava una buona settimana. Poi però arriva Toti che si rammarica perché non lo lasciano fare: non ha abbastanza poteri per "rimpatriare quelle bestie straniere"
E rovina tutto! Neppure tenta di rimediare, incalzato il giorno dopo dalle domande dei giornalisti.
Per lui le bestie, spiega, sono gli stranieri irregolari e quelli che commettono reati. Accostando due categorie di persone che nulla avrebbero in comune se non fosse per il fatto che una norma xenofoba, voluta dai suoi pari e mai abrogata, prevede il reato di clandestinità: ovvero punisce chi respira o approda ancora in vita nel sacro suolo italico senza possedere suo malgrado un visto di ingresso o un permesso di soggiorno. Eppure il Presidente Toti dovrebbe sapere che i profughi che approdano sulle nostre coste non posseggono un invito non certo perché non lo desiderino o non lo meritino, ma perché, per quanto assurdo e indegno possa sembrare, non esiste la possibilità di ottenere un visto di ingresso per chi fugge dal proprio Paese e cerca asilo e pace nella fortezza Europa.
Pure il concetto di straniero non è proprio cosi tranchant come Toti vorrebbe. La definizione che ne da la Treccani suona così: "estraneo, esterno, di altri paesi"

E se non erro pure il presidente della Regione Liguria ne è esterno o meglio estraneo,

E poi, a pensarci bene, anche l'istigazione all'odio razziale è un reato, ben più grave del soggiorno illegale, perchè ingiustificabile e pericolissimo. I razzisti e chi li istiga sono da bandire. Presidente quando facciamo qualcosa contro queste vere bestie?

da Repubblica, Genova, 4.6.2017

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