PROTEZIONE UMANITARIA A CITTADINO PAKISTANO: la storia personale del richiedente, minacciato e torturato da minorenne, va inserita nel conflitto del Punjab e nelle violazioni dei diritti in Pakistan

Tribunale di Genova 13 luglio 2020

"Nel ritenere la posizione del richiedente rientrante nell’ambito di applicazione dell’art. 5 comma 6 cit., occorre tenere conto:

a) della storia personale, che – seppur come visto non riconducibile alle maggior forme di protezione – lo porta suo malgrado a lasciare il proprio Paese contro la sua volontà in condizioni di grave sofferenza ed in giovanissima età (soli 16 anni), dopo aver visto morire i due fratelli ed essere stato minacciato e torturato. La sua posizione all’epoca dei fatti ed all’attualità integra una situazione di forte vulnerabilità.


b) della situazione di conflitto e di tensioni, nel Punjab e di violazione dei diritti, in generale in Pakistan, nel cui contesto va inserita la storia personale del richiedente.
Dal documento “EASO – Relazioni sulle Informazioni sui Paesi di origine – Pakistan - Situazione della sicurezza” – Agosto 20194 emerge che “Secondo fonti che raccolgono sistematicamente informazioni sulla violenza dei militanti e diretta contro lo Stato in Pakistan, la situazione generale della sicurezza è migliorata nel 2018 rispetto agli anni precedenti”5
Secondo il PIPS6, nel 2018 sono state segnalate operazioni di sicurezza e scontri armati in tutte le quattro province del Pakistan. La natura della violenza nel 2018 e nei primi sette mesi del 2019 è stata disomogenea,
Nel 2018 il CRSS7 ha registrato in Punjab un totale di 288 vittime di violenza (148 morti e 140 feriti)8. Secondo le diverse fonti, le vittime erano per la maggior parte militanti e civili, seguiti da membri delle forze di sicurezza e altri 

Durante i primi sette mesi del 2019 il PIPS ha registrato 55 decessi per violenza in Punjab9, mentre i dati della prima e della seconda analisi trimestrale 2019 del CRSS hanno indicato complessivamente 136 vittime (75 morti e 61 feriti)10.
Quanto alla situazione dei diritti, In base all’indice sullo Stato di diritto 2019 calcolato dal World Justice Project, il Pakistan si è classificato al 117° posto su 126 paesi al mondo cui sono assegnati punteggi complessivi concernenti lo Stato di diritto. Tale indice è stato compilato in base a una serie di questionari inviati agli esperti (in media più di 300 per paese) e al pubblico. Il Pakistan ha ottenuto un punteggio «molto basso» in diverse categorie: «diritto alla vita e alla sicurezza», «diritto a un giusto processo», «sanzioni per le condotte illecite ufficiali», «indagini efficaci» e «assenza di influenza indebita da parte del governo» nel sistema giudiziario penale11.
Secondo una relazione di Freedom House riguardante il 2018, l’esercito esercitava un’influenza notevole sulla sicurezza nazionale, sulla politica estera e la politica economica. Stando alla medesima fonte, inoltre, la corruzione, la mancanza di responsabilità e la mancanza di trasparenza erano problemi estremamente diffusi a tutti i livelli dell’amministrazione, nella politica e nelle forze armate. Secondo quanto affermato da Sarah Belal12 in un’intervista del maggio del 2019, le minoranze e le donne erano private di protezione in Pakistan, ma ciò era legato anche al contesto socioeconomico della vittima. Belal ha inoltre aggiunto che, sebbene lo Stato stesso non abbia isolato una determinata minoranza da opprimere, chiunque non disponga del potere socioeconomico per proteggersi dalle forze di polizia è stato sottoposto alle esigenze del sistema.
Nell’aprile 2019 l’UISP ha affermato che la polizia pakistana era in difficoltà a causa di un «cattivo rapporto con il pubblico, caratterizzato da diffidenza e maltrattamenti». Di conseguenza, «l’efficacia delle attività di polizia» è stata ostacolata. Secondo Sarah Belal vi era un «enorme distacco» tra polizia e cittadini. La polizia operava in maniera non indipendente e senza assunzione di responsabilità, seguendo i capricci di politici, burocrati e persone di potere. Nel febbraio 2019 Freedom House ha dichiarato che la polizia era accusata di falsare o di gestire in maniera arbitraria le prime denunce penali.13
La magistratura pakistana è soggetta a corruzione, subornazione, interferenza politica e pressione da parte dei gruppi politici e dell’esercito. Le nomine e le decisioni giudiziarie erano soggette a influenze politiche e favoritismi.14

 

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