"Merita la protezione umanitaria il cittadino nigeriano che ha subito violenze in Libia ed è sopravvissuto ad un drammatico viaggio in mare, integrandosi, poi, in Italia perfettamente"

Tribunale di Genova, ord. 7 marzo 2018

"Ciò posto, occorre tenere conto:
- del fatto che il richiedente è arrivato in Libia, dove verosimilmente si sarebbe fermato se la situazione fosse stata diversa, trovando però una situazione di violento razzismo,


Occorre precisare che mentre il racconto relativo ai motivi di uscita dal Paese non appare provato per i motivi già indicati, quello inerente il periodo passato in Libia è credibile, in quanto sufficientemente dettagliato e riscontrato dalle fonti, che confermano il trattamento violento e brutale riservato agli stranieri irregolari e di bassa condizione sociale, specie se provenienti dall’Africa Subsahariana6.
La notizia trova un’ulteriore conferma nella dichiarazioni rese dal Procuratore della Corte Penale Internazionale all'ONU dell’8/5/2017, secondo cui la Corte penale ha l’intenzione di aprire un’inchiesta ufficiale sulle violenze subite dai migranti in Libia, in quanto sono pervenute da fonti diverse testimonianze di migranti sfruttati, schiavizzati, picchiati o molestati sessualmente7.
- dell’ulteriori vicenda drammatica del viaggio in mare in un barcone, nel quale perdono la vita numerose persone (52, stando al ricorso; il richiedente, interpellato in merito, ha confermato che vi sono state persone che sono cadute in mare e sono morte, ma nel parlare di questi fatti si è visibilmente chiuso in sé, rendendo difficoltoso ed inopportuno ogni ulteriore approfondimento).
- Del buon percorso di integrazione nel tessuto sociale, culturale ed economico italiano, come risulta dalle attività svolte per l’inserimento nel contesto sociale e per l’apprendimento della lingua italiana e dall’inizio di un’attività lavorativa, con ottimi risultati. Vengono prodotti, a questo proposito, tra l’altro.
 Pagella scolastica scuola media AA 2016-2017, con ottimi voti
 Attestazione del parroco di partecipazione alla vita della parrocchia xxxxxxx
 Attestazione partecipazione alle attività del gruppo scout xxxxxx
 Relazione della Comunità servizi, che riconosce “i suoi sforzi nell’apprendimento della lingua con tutti i mezzi a sua disposizione ed impegnandosi al massimo nei corsi e nelle attività organizzate dalla presente equipe”, dimostrandosi “attivo nella creazione di relazioni con le persone conosciute in aula e nel posto di lavoro, ha instaurato un rapporto di fiducia con i propri coinquilini e con gli altri richiedenti asilo nel nostro centro, con i quali collabora aiutandoli con la lingua italiana”
 Convenzione di tirocinio con il ristorante xxxxxx di xxxx
 Dichiarazione del datore di lavoro, secondo cui il ragazzo dimostra “ottime capacità nello svolgere le mansioni a lui affidate e di come tale situazione stia stimolando il ragazzo ad acquisire un sempre migliore livello di lingua italiana ed una capacità relazionale con i colleghi e la clientela sempre più valida”. 

Un percorso che verrebbe vanificato in caso di rientro forzato in Nigeria. In tale situazione, se il richiedente tornasse nel suo Paese, incontrerebbe non solo le difficoltà tipiche di un nuovo radicamento territoriale ma si troverebbe in una condizione di specifica ed estrema vulnerabilità, idonea a pregiudicare la sua possibilità di esercitare i diritti fondamentali, legati anche solo alle scelte di vita quotidiana."

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