Tribunale di Genova, ord. 3 agosto 2018 

"Quanto alla richiesta di concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, la stessa deve ritenersi accoglibile considerato che - da un lato - attraverso la documentazione medica prodotta il ricorrente ha dimostrato di aver effettivamente subito in passato delle gravi lesioni [...] che lo hanno comunque reso vulnerabile e – dall’altro – che il ricorrente ha dimostrato di aver intrapreso in Italia un fattivo percorso di integrazione, avendo studiato con profitto la lingua italiana ed avendo svolto con dedizione attività di volontariato"

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Tribunale di Genova, ord. 18 luglio 2017

"Sussistono, invece, ragioni di carattere umanitario, tali da consentire il riconoscimento di tale forma di protezione. Ed invero il ricorrente, a quanto consta, ha presentato la domanda di protezione internazionale appena possibile, ha compiuto ogni ragionevole sforzo per circostanziare la propria domanda e fornire tutti gli elementi pertinenti in suo possesso, non ha reso dichiarazioni in contrasto con le informazioni generali disponibili e non è caduto in alcuna contraddizione, quantomeno evidente. Le dichiarazioni del ricorrente possono pertanto ritenersi veritiere alla luce dei criteri stabiliti dall’art. 3 co. 5° d. lgs. n. 251/2007.
Si aggiunga che il ricorrente ha allegato di avere concluso una borsa lavoro con la cooperativa “Scintilla” ed a breve inizierà l’attività; che ha altresì sottoscritto il patto di volontariato con la Prefettura di Genova, ha frequentato un corso di assistente familiare, ha conseguito il diploma di terza media nonché ha prodotto la propria CI ed il certificato di nascita della figlia, a riscontro della vicenda narrata (Cfr. documentazione prodotta in sede di udienza). 

Tribunale di Genova, ord. 26 luglio 2017

"La situazione peculiare del ricorrente, che il Giudicante ritiene verosimile anche se non riscontrata da elementi oggettivi, l’assenza di riferimenti familiari e la situazione di guerriglia che interessa la regione del Casamance consentono di ritenere che il ricorrente, una volta rientrato nel suo paese, si troverebbe in una condizione di specifica estrema vulnerabilità (si veda Cassazione sentenza n.3347/2015) idonea a pregiudicare la possibilità di esercitare i diritti fondamentali. Il ricorrente, dalla documentazione versata in atti, risulta inoltre aver intrapreso un significativo cammino di integrazione in quanto oltre ad aver partecipato a corsi di lingua italiana, ha seguito un corso di formazione come cameriere ai piani di albergo, nonché ha partecipato ad un progetto radiofonico dove ha raccontato la sua storia ed ha altresì svolto un stage lavorativo presso un Hotel ed ora è in procinto di concludere un contratto con una impresa artigiana il cui titolare ha già manifestato la propria intenzione di assumerlo invia definitiva, ove conseguirà un valido titolo di permanenza in Italia Si ritiene, dunque, sussistere una situazione meritevole di tutela umanitaria [...]"

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 Tribunale di Genova, ord. 19 luglio 2017

"Sussistono, invece, ragioni di carattere umanitario, tali da consentire il riconoscimento di tale forma di protezione. Il ricorrente ha, infatti, documentato di avere intrapreso positivamente un percorso di integrazione in Italia, imparando la lingua italiana (il libero interrogatorio si è svolto in buona parte in italiano), frequentando il corso di licenza media, adoperandosi inoltre in diverse attività di volontariato. Da ultimo in data 6 aprile 2017 il ricorrente ha iniziato a lavorare con una borsa lavoro. La positiva integrazione del ricorrente in Italia giustifica il riconoscimento della protezione umanitaria.

Come già in precedenza argomentato, infatti, le situazioni di vulnerabilità che possono giustificare il rilascio di un permesso per motivi umanitari costituiscono un catalogo aperto (Cass., 27 novembre 2013, n. 26566), che può comprendere sia situazioni oggettive relative al paese di provenienza (ad esempio grave instabilità politica, episodi di violenza o insufficiente rispetto dei diritti umani, carestie, disastri naturali o ambientali o altre situazioni similari), sia situazioni soggettive (ad esempio motivi di salute, di età, familiari) e tra queste deve farsi rientrare la positiva integrazione in Italia."

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